Le strade sbagliate del femminismo: da Catharine MacKinnon al “pensiero della differenza”

Catharine MacKinnon è una femminista e avvocatessa americana, che nel corso della sua carriera si è occupata di molestie sessuali sul lavoro e pornografia. Tuttavia, penso che sarà più nota per questa sua citazione:

Qualsiasi rapporto sessuale, anche il sesso consensuale all’interno del matrimonio, è un atto di violenza perpetrato contro una donna.

Questa frase viene spesso citata nei blog antifemministi a riprova dell’esistenza del “nazifemminismo” e dei danni che il femminismo avrebbe fatto alla società. Sebbene un’affermazione senza contesto possa essere interpretata in qualsiasi modo, nulla può cancellare il fatto che quella frase sia stata detta. Questo tipo di affermazioni deliranti danno un’immagine negativa del femminismo e delle femministe che non corrisponde alla realtà; gli estremisti ci sono dappertutto, purtroppo, ma non è giusto che i loro deliri coprano la voce di chi ha delle idee propositive da esporre, idee che si possono condividere o no, ma che sono rispettose della dignità e della libertà di ogni individuo. Dell’Islam condanniamo i fondamentalisti, della destra critichiamo i nazifascisti, abbiamo condannato i terroristi di estrema sinistra, ora dobbiamo prendere atto dell’esistenza di una “corrente demenzialista” ed estremista nel femminismo che va neutralizzata.

Il femminismo ha preso molte strade sbagliate, e io sono convinta che il cosiddetto “pensiero della differenza” sia una di queste, perché sostenere una naturale diversità nel carattere e nella personalità di uomini e donne significa non considerare i secoli di stratificazioni di condizionamenti che pesano su entrambi i sessi, che hanno plasmato le idee di “femminilità” e “mascolinità” e che ancora oggi ci si presentano come modelli obbligati, limitando la libertà di essere sé stessi di ognuno di noi, e perché voler ricondurre ogni individuo entro degli schemi predefiniti significa negarne l’individualità e la soggettività, ed è altrettanto deleterio dei condizionamenti di cui ho detto sopra.

L’idea secondo cui esiste una differenza ‘naturale’ che renderebbe le donne più protettive e accudenti, perché ‘naturalmente predisposte’ ad essere madri non tiene conto del fatto che il cervello – le nostre idee, le nostre esperienze, la nostra emotività – ci definisce più di quanto possa mai fare un utero. La maternità è una caratteristica del sesso femminile, fin qui è la biologia. Che la maternità debba definire l’identità della donna, è speculazione. E una speculazione che non tiene conto dell’individualità di ognuno, e che perciò io respingo. Io diffido di tutti coloro che cercano di dire cosa è giusto o sbagliato per ‘essere donna’.

Questo non vuole essere un attacco a Catharine MacKinnon come persona. Parte del suo lavoro ha rappresentato un contributo importante nel riconoscimento delle molestie sessuali sul lavoro come un reato e nella loro classificazione, diventando uno strumento prezioso per le donne che volevano intentare una causa per molestie ai loro capi e contribuendo a modificare la mentalità che vedeva questi comportamenti come qualcosa di “normale” per una donna lavoratrice.  Ella infatti è stata la prima a sostenere che che le molestie sessuali sono una discriminazione in base al sesso perché tali atti rafforzano l’ineguaglianza sociale delle donne rispetto agli uomini, in quanto se una donna viene molestata è perché il suo essere donna viene considerato prima del suo essere lavoratrice. Quindi non è ritenuta una lavoratrice pari ai suoi colleghi, e questa è una discriminazione. L’idea di discriminazione si basa sul fatto che il sesso è considerato prima e al posto delle qualifiche del lavoratore, che quindi non viene più trattato come tale.

Ella ha inoltre distinto le molestie in due tipologie principali: la prima consistente nelle proposte/ricatto fatte ad una donna in cambio dell’assunzione, di un aumento di stipendio, sotto la minaccia di un licenziamento e così via da parte di un suo superiore, e la seconda consistente in un ambiente lavorativo dove la molestia è una costante, è generalizzata, fino ad “avvelenare l’aria” e a svilire la dignità della lavoratrice. L’analisi della MacKinnon ha fornito ai tribunali basi certe per condannare i responsabili di tali comportamenti.

La parte del suo lavoro con cui mi trovo in disaccordo è quella che concerne la pornografia. Per Catharine MacKinnon essa andrebbe proibita in quanto rappresenta una forma di discriminazione e di traffico di vite umane (quest’ultima definizione la equipara quindi alla prostituzione forzata). Prima di continuare, vorrei premettere che sono convinta che la pornografia contribuisca non poco a diffondere l’idea della subordinazione e dell’inferiorità delle donne, rappresentandole come oggetti di cui gli uomini si servono, senza riguardo e con disprezzo, per il proprio piacere, ed è irrilevante il fatto che nella finzione le donne sembrino godere di questo tipo di trattamento. Tuttavia, so anche che non tutta la pornografia è di questo tipo, e che in generale il proibizionismo non ha mai risolto le cose: ciò di cui ci sarebbe bisogno sarebbe una rivoluzione dell’immaginario che rappresenti le donne come individui, non come Altro ma come soggetti. Un cambiamento di mentalità può più di tutte le leggi del mondo.

Catharine MacKinnon sostiene:

Pornography, in the feminist view, is a form of forced sex, a practice of sexual politics, and institution of gender inequality.

Il femminismo rivendicava e rivendica la libertà di scelta e di autodeterminazione individuale. Se lei vuole censurare/proibire la pornografia, tradisce il femminismo, e lo fa anche pretendendo di esprimere un punto di vista universale, quando invece il movimento ha molte posizioni diverse e vive del confronto e dello scambio di opinioni. Come ho detto, sono d’accordo con lei sul fatto che la pornografia rafforzi le disuguaglianze esistenti tra i sessi, ma non posso condividere la sua posizione estremista secondo cui essa è anche “una forma di costrizione al sesso”.

A me la pornografia da’ fastidio, perciò mi limito a non guardarla, perché so che urterebbe la mia sensibilità vedere scene in cui le donne sono trattate con violenza. Ma, a parte i casi in cui ci sono donne costrette a girare quei filmati, le attrici pornografiche sono consenzienti e libere di decidere se continuare a “recitare” in questo tipo di film o abbandonare la professione, in generale, perciò non vedo come si possa parlare di costrizione. Per me ciò che importa non è quello che succede nel filmato, per quanto violento o degradante possa essere. Mi importa solo che ogni donna che ne ha girati sia stata consenziente e non costretta.

La pornografia violenta e degradante non dovrebbe esistere? Penso di sì, trovo disgustoso che ci siano persone che hanno bisogno di vedere una donna umiliata e sottomessa per eccitarsi. Tuttavia, essa esiste, e ci sono donne che accettano di “recitare” questo genere di ruoli, sono scelte che non condivido ma che devo rispettare, perché l’autodeterminazione e l’indipendenza per le donne significa anche questo. In una società ideale, non ci sarebbe alcun bisogno per le donne di fare una scelta del genere, ma non è proibendo la pornografia che costruiremo questa società ideale.

And as you think about the assumption of consent that follows women into pornography, look closely some time for the skinned knees, the bruises, the welts from the whippings, the scratches, the gashes. Many of them are not simulated. One relatively soft core pornography model said, “I knew the pose was right when it hurt.” It certainly seems important to the audiences that the events in the pornography be real. (Catharine MacKinnon)

Se le donne che lavorano nella pornografia hanno compiuto la loro scelta liberamente, credo che abbiano messo nel conto i “danni fisici”, così come un pompiere accetta di potersi bruciare in un incendio, così come un muratore accetta di poter cadere da un ponteggio, così come un pilota di moto accetta di poter restare vittima di un incidente, o per fare esempi meno drastici, così come un’atleta accetta di potersi slogare una caviglia allenandosi. Ogni lavoro comporta dei, per così dire, “danni collaterali”, di cui il lavoratore o la lavoratrice è consapevole nel momento in cui intraprende quella carriera.

Alla luce di quanto ho detto, non posso che restare della mia opinione iniziale, secondo cui, nonostante i suoi importanti contributi non solo al femminismo ma all’intera società, Catharine MacKinnon abbia preso una strada sbagliata nell’affrontare la pornografia e il sesso. La sua visione va combattuta, perché la sessualità è una componente importante dell’essere umano e non può venire negata; il sesso non è una questione di violenza, non è una questione di dominazione e sottomissione (anche il sadomasochismo si basa sul consenso da parte dei praticanti, ed è quindi una libera scelta) ma di reciproco interscambio e condivisione. Non è vero che le femministe odiano gli uomini o sono anti-sesso come l’affermazione della MacKinnon potrebbe far pensare! Il femminismo si è impegnato molto per la libertà sessuale delle donne, in modo che per loro il sesso non fosse solo assecondare i desideri degli uomini, ma anche ricercare il proprio piacere e sfatare i miti della contrapposizione “madonne/puttane”. Negli anni ’70 si è lottato per sdoganare la masturbazione femminile, il diritto per le donne di provare piacere (come dimostra l’articolo The Myth of the Vaginal Orgasm di Anne Koedt) e di vivere la loro sessualità in modo autonomo e non secondo criteri ideati dagli uomini (come la contrapposizione tra orgasmo clitorideo e orgasmo vaginale), e queste rivendicazioni continuano ancora oggi con le campagne a favore dell’informazione consapevole sulla contraccezione, tanto per fare un esempio, e con la lotta contro i pregiudizi ancora esistenti sulla sessualità femminile. Perché, ancora una volta, c’è bisogno di dire: “Non più puttane, non più madonne, ma solo donne”.

24 pensieri su “Le strade sbagliate del femminismo: da Catharine MacKinnon al “pensiero della differenza”

  1. Sulla MacKinnon e certi estremismi (presenti tra l’altro in ogni movimento politico e corrente di pensiero, anche la più nobile) sono d’accordo con te e in linea di massima anche sul pensiero della differenza (che comunque rispetto) o meglio su certi suoi eccessi. Penso che donne e uomini, nella loro diversità (che è o dovrebbe, abbiano pari dignità morale e intellettuale nel bene come nel male, dolcezza e aggressività, tenerezza e violenza ecc.. possono appartenere ad entrambi i generi (a volte pure alla stessa persona) in forme diverse o meno. Certo poi il dato biologico, per dirne una, che solo le donne restano incinte ha degli effetti anche sul piano culturale ma siamo un tale intreccio di natura e cultura (produrre cultura è nella nostra natura si potrebbe dire) che è difficile districarsi.

  2. Sul pensiero della differenza ho espresso un’opinione più generale, ma in futuro mi dedicherò ad approfondire l’argomento in modo più analitico.
    Quest’articolo è nato da un discorso fatto con un amico che provocatoriamente mi aveva linkato un blog antifemminista con la citazione della MacKinnon (due giorni dopo gli ho linkato in risposta un sito di una Chiesa statunitense che condannava Final Fantasy XIII come pornografico, satanico e inneggiante alla superiorità delle lesbiche sugli uomini, dal momento che lui è un fan della saga :P). La citazione mi ha colpita e mi ha spinta a documentarmi un po’ (su en.wikipedia) su quest’autrice; purtroppo è sempre valida la regola che dice che gli estremisti hanno sempre più visibilità dei moderati, e quindi ho sentito di dover, diciamo così, controbilanciare le cose parlando di ciò che la MacKinnon ha fatto e ribadendo che il femminismo non è il mostro che cercano di dipingere in molti siti e blog.

    La questione della maternità non voglio neppure affrontarla, mi sembra un argomento troppo soggettivo perché qualcuno possa trarne delle leggi universali…

    • Prima di scrivere i vostri bei discorsi, informatevi se l’autore ha DAVVERO pronunciato quelle parole. E se citate mettete almeno il titolo da cui avete estrapolato quelle frasi che vi sono servite per rigirare il discorso come volevate

      • Forse è stato un approccio superficiale da parte mia non documentarmi sulle fonti – di solito lo faccio – ma l’opera di Catharine MacKinnon non è facilmente reperibile in italiano, e l’urgenza di confutare la strumentalizzazione di quella citazione e dell’autrice da parte dei blog antifemministi, che se ne servono per demonizzare il movimento, mi ha spinta a tralasciare la fonte in favore del contenuto.
        Per quanto riguarda le citazioni in lingua inglese sono tratte dalla voce della MacKinnon su en.wikipedia.org.

        Il mio articolo voleva solo chiarire la mia personale posizione in merito ad alcuni, secondo me, errori del movimento femminista. Non è mia intenzione né sminuirlo né mistificarlo né in alcun modo “rigirare il discorso” o strumentalizzarlo.

  3. e quindi nessun modo di provare piacere o vivere la sessualità andrebbe negato o demonizzato, da quelli “tradizionali” o diffusi a quelli più “bizzarri” l’importante è la consensualità

  4. ma tu non hai letto manco una pagina di MacKinnon.
    sennò sapresti che non ha mai affermato di credere che donne e uomini siano diversi per natura.
    e se vuoi ti cito una SUA frase, proprio sulla questione delle differenze, tratta da “le donne sono umane?”
    “a volte la gente mi chiede <>. L’unica risposta che so dare è: naturalmente esiste una differenza; la differenza è ceh gli uomini hanno potere e le donne no. Voglio semplicemente dire che gli uomini non sono dominatori per natura, nè le donne sono subordinate per natura; il fatto che socialmente lo siano genera la differenza sessuale così come la conosciamo.”

    quindi per favore prima di scrivere cose non vere, informati!

    • la differenza sessuale è qualcosa di molto complesso: non è solo natura o solo cultura, noi stessi siamo un intreccio di natura, cultura e storia.
      Ciò che dobbiamo ricordare è che uomini e donne sono moralmente e intellettualmente pari nel bene come nel male..e mascolinità e femminilità possono essere vissuti in tanti modi, più o meno diffusi ma legittimi e nessuno di per sè meno autentico o più autentico dell’altro

    • Non volevo scrivere che MacKinnon è un’esponente del pensiero della differenza, anche se rileggendomi mi rendo conto che la sintassi del mio articolo è pessima e pertanto era impossibile per chiunque capirlo. Il mio intento era di spiegare quelle che io allora consideravo posizioni sbagliate prese dal femminismo (in quest’ultimo anno ho rivalutato molte delle cose che ho scritto in questo post). E lo devo al gruppo e a tutto il materiale interessante condiviso da voi e dalla pagina Femminismo.

      Ricordo di aver scritto questo post in un momento di rabbia: l’idea che ciò che la gente conosce del femminismo è una visione distorta e negativa del femminismo stesso, e questo mina fortemente l’efficacia di qualsiasi battaglia che cerchiamo di combattere. Per questo credo che occorrano nette prese di posizione nei confronti di ciò che può far deviare dai suoi obiettivi (lo smantellamento del patriarcato al fine di creare una società dove ognuno sia libero di decidere chi vuole essere senza essere forzato a rientrare in caselle già predisposte) il femminismo.

      Comunque, la questione vera è: Catharine MacKinnon ha veramente scritto quella frase? E se l’ha fatto, come può essere contestualizzata? Se quella frase è un falso, questo post non ha nemmeno motivo di esistere, peraltro.

    • Ti ringrazio per la segnalazione.
      Il fatto che non ci sia su Wikiquote ovviamente non dimostra di per sé che la frase non sia mai stata scritta, ma è altrettanto vero che una frase così drastica probabilmente sarebbe saltata all’occhio dei redattori della voce.

      Io ho lavorato su Wikiquote (su quella italiana) per diversi anni e ti posso dire che la scelta delle citazioni è puramente degli utenti che creano le voci. Ovviamente, se si ha un minimo di etica e si vuole creare una voce che riassuma il pensiero della persona trattata, si cerca di raccogliere un elenco di citazioni significative, ma la stessa definizione di “significative” è estremamente soggettiva.

      Non conosco gli/le utenti che hanno scritto la voce di MacKinnon su en.wikiquote, ma assumo la loro buona fede, e di conseguenza ammetto che è plausibilissimo che quella citazione non sia mai stata scritta.

      Resta il fatto che ciò che le persone pensano sia accaduto in molti casi è più importante di ciò che realmente è accaduto. L’influenza di quella “citazione” (virgolette d’obbligo, a questo punto) non si esaurirà nemmeno quando riusciremo a dimostrare incontrovertibilmente che non è mai stata detta, anche se a me farebbe piacere poter semplicemente riformulare questo articolo come un riassunto del lavoro di MacKinnon.

    • Ho letto solo ora la fonte, perciò permettimi di correggermi. Hai ragione tu: la citazione è falsa. Non è un semplice problema di assenza di documentazione come credevo.
      Scusami, sono stata troppo precipitosa.

  5. Riguardo al discorso sulla pornografia:
    leggo di “autodeterminazione” e di “consenso”, se non ho capito male una donna che acconsente a recitare in filmati pornografici impugnando il diritto all’autodeterminazione è una donna libera? è una donna non sfruttata? non violentata?
    Ahimè la violenza non è solo fisica, non è solamente lo stupro sotto casa o le botte dentro casa.
    La violenza è anche quella che si insinua nelle culture, negli usi comuni, è quella che convince le persone, soprattutto le donne, che “autodeterminarsi” significa sì, essere libere di decidere per sé stesse in modo autonomo, ma che decidere per sé stesse in modo autonomo può includere anche scegliere di soddisfare i desideri, i criteri, i canoni, le perversioni degli uomini. Ecco quindi che il baluardo dell'”autodeterminazione” femminile difende ancora una volta le necessità maschili.
    Una donna che rivolge il suo consenso a PRATICHE MASCHILISTE, votate ad alimentare un mercato che vive dell’INSODDISFAZIONE sessuale, della NOIA e del POCO TEMPO dovuto ai ritmi delle società industrializzate, non è una donna libera. è ugualmente vittima come la donna che lo fa senza deliberare il suo consenso, semplicemente non lo sa perchè le si fa credere che la rivoluzione femminista sia avvenuta nel momento in cui le si è concesso lo scettro dell'”autoteterminazione”. Le si fa credere che essere libera possa includere nella gamma di scelta la decisione di violentare il proprio corpo e la propria persona con consenso oppure no.
    Consiglio un libro che di femminismo radicale ha ben poco e che invece vanta di interessanti ricerche sul campo: “Il Dominio Maschile” di Pierre Bourdieu.

    • Eva, innanzitutto scusami per non averti risposto prima, ma non essendo a casa trovare il tempo per controllare e aggiornare questo blog è un’impresa.

      Mi trovo d’accordo con il tuo commento, in realtà. Questo articolo l’ho scritto due anni fa (per la precisione, due anni e cinque mesi) e da allora le mie idee si sono fatte molto più articolate anche perché ho avuto modo di leggere numerose testimonianze di ex attrici pornografiche ed ex prostitute.

      Fermo restando che per me esiste, e deve essere difesa, anche la libertà di conformarsi e che non me la sento di presumere che per qualche donna la pornografia possa essere realmente un liberatorio strumento di autodeterminazione (come del resto mi arrabbio se la gente presume che il mio depilarmi non sia una scelta consapevole), riconosco che hai ragione quando dici che l’autodeterminazione sta diventando un paravento dietro cui nascondere l’influenza dei condizionamenti sociali e culturali.

      “Il Dominio Maschile” è già nella lista di libri che devo leggere. Magari me lo faccio regalare per Natale 🙂

  6. Penso che quella frase possa essere di Andrea Dworkin, alleata diMackinnon nella battagia contro la pornografia condotta negli USA negli anni 80. Dworkin ha anche affermato che:

    “Il rapporto con gli uomini, così come noi li conosciamo è sempre più impossibile. Esso richiede un’interruzione della creatività e della forza, un rifiuto della responsabilità e della libertà: un amara morte della persona. Significa continuare a essere la vittima annullando per sempre tutto il rispetto per se stesse. significa continuare a essere la vittima, annullando per sempre tutto il rispetto per se stesse. Significa alienarsi dal ruolo femminile, incarnando il masochismo, l’odio di sè e la passività che costituiscono il nucleo centrale del rapporto con il maschio.”
    e
    “Fisicamente una donna durante un rapporto sessuale è uno spazio invaso, letteralmente un territorio occupato;occupato anche se non ci sono state resistenze; perfino se la persona occupata ha detto “si, ti prego, sì più forte, sì ancora”

    Nadine STrossen nel libro “difesa della pornografia (1995) raccoglie varie citazioni di Mackinnon e Dworkin. Lei è totalmente contraria alle tesi “anti maschio” (strossen,1995) quindi è di parte, ma quello è un saggio molto interessante sulla pornografia che si contrappone alle tesi pro-censura.

    i testi da dai quali sono tratte le citazioni di Andrea Dworkin sono:
    Pornography, Man Possessing Women, 1981
    letters from a War Zone, 1989

    • Grazie per il tuo commento, io non ho letto nulla di Andrea Dworkin e in effetti non ho fonti precise sulla citazione (posto che nei commenti mi hanno dimostrato che la frase non è di Catherine McKinnon).
      Forse dovrei rimuovere questo post, me lo sono chiesta spesso. Ma trovo che sia un atto un po’ codardo verso ciò che ho scritto in passato…forse è più corretto lasciarlo e ammettere gli errori.

  7. Onestamente non credo tu abbia capito molto del cosiddetto “pensiero della differenza” o di MacKinnon. Già il termine “nazifemminismo” non dovrebbe essere né utilizzato né tollerato, almeno da una persona che si definisce, lei stessa, femminista.

    • Ho scritto questo post ormai cinque anni fa, cioè quando ne avevo 17. Non rispecchia più da molto tempo quello che penso, ma non credo di avere il diritto di cancellare le opinioni di una me passata, piuttosto ho solo il diritto di rileggerle e criticarle e confrontarle con le mie opinioni attuali.
      Cosa posso dire? Ero stupida.
      Ho parlato di cose che effettivamente conoscevo poco, se non per nulla, con la tipica convinzione adolescenziale per cui, avendo scoperto una verità, credevo che fosse LA verità.
      Peraltro, la parola “nazifemminismo” l’ho usata solo, virgolettata, come riferimento a una cosa che le persone credono che esista. Una creatura che occupa un posto nel senso comune accanto alla fragola-pesce, ai gatti bonsai e ai padri divorziati che dormono in macchina e mangiano alla Caritas perché rovinati dalle ex mogli cattive.
      Cinque anni fa pensavo che fosse colpa di noi femministe se esiste uno stereotipo del genere, che non avessimo fatto abbastanza per spiegare, che avessimo “macchiato” la nostra immagine con radicalismo controproducente. Ora, dopo molto più tempo passato sull’Internet (e tre anni di sociologia, che obbligano a mettere le proprie credenze in prospettiva) so che questi stereotipi esistono perché alimentati deliberatamente da un backlash antifemminista organizzato e ripresi dai media perché, come la fragola-pesce, sono diventati verità autoevidenti per la pura ripetizione del concetto.

      Al termine di questa lunga risposta, dico solo che mi dispiace che le persone continuino a incappare in questo post che non mi rappresenta più, e al contempo ne sono felice perché è facile dimenticarsi i propri errori e riscrivere la propria storia come se non fossero mai esistiti – ma così invece non posso andare avanti senza di loro.

      • Sono contenta che tu abbia rivisto le tue posizioni in ogni caso! Non preoccuparti

      • A te! Ne approfitto per seguirti, magari mi riservi qualche sorpresa. Un abbraccio

      • Ricambio, ho visto che hai intervistato E. de “Il Maschio Beta” 🙂
        In effetti, in questo periodo sto scrivendo poco di femminismo perché sono impegnata a salvare sul blog i ritagli di giornali e riviste che non posso più tenere in cartaceo per ragioni di spazio, quindi è probabile che in futuro qui ci sarà soprattutto roba sulle infrastrutture incompiute in Italia e lo spreco alimentare.

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