Sono molto sollevata dal fatto che la 194 non sia più in pericolo a livello legislativo, e dal fatto che ci sia stata un’ampia diffusione della notizia di quest’ultima aggressione (in che altro modo definirla?). Tuttavia, il disinteresse di molte ragazze che conosco per questa tematica è un segnale preoccupante. E, naturalmente, la battaglia non è finita, perché la 194 NON PUO’ restare lettera morta, e i diritti che sancisce vanno reclamati, ora più che mai, prima che la notizia passi in secondo piano. Teniamo alzato il sipario, e che la lotta ricominci.
Ieri la Corte costituzionale ha dichiarato «manifestamente inammissibile» la questione di legittimità costituzionale dell’articolo 4 della legge n. 194sull’aborto, sollevata dal giudice tutelare del Tribunale di Spoleto. Una nuova conferma per la norma che dal 1978 in Italia permette e disciplina l’interruzione volontaria di gravidanza.
Bene, ma non è finita. Per ragioni che spiega Loredana Lipperini:
È accaduto ieri. Mentre i giudici della Consulta decidevano sulla legittimità costituzionale dell’articolo 4 della legge 194 sull’interruzione di gravidanza, erano a Roma, Napoli, Salerno, Bologna, L’Aquila, Mestre, Torino, Milano, Livorno, Reggio Calabria. Erano a Londra. Erano in rete: su Facebook, dove venivano condivise notizie e fotografie dai presidi. Erano su Twitter, dove lo hashtag #save194 veniva rilanciato continuamente fino all’annuncio: la Corte respinge il ricorso giudicando “manifestamente inammissibile” la questione di legittimità sollevata.
Erano le donne e gli uomini che ribadivano diritto di scelta. La sentenza ha dato loro…
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