Recensioni 2 – Vedova Nera

Mentre scrivo la mia tesi magistrale, mi rendo conto di quanto in questo lavoro stia confluendo la mia esperienza, negli ultimi dieci anni, con quella che chiamiamo “cultura nerd” e con le sue trasformazioni, soprattutto quelle che discendono dalla critica femminista. L’attualità delle riflessioni sul sessismo nella cultura nerd è sottolineata da eventi come la causa contro Activision Blizzard per le molestie e le discriminazioni nei confronti delle dipendenti, o lo sciopero di pochi giorni fa su Twitch per la mancata implementazione di sistemi per proteggere gli streamer – ma soprattutto le streamer – dagli hate raid. Negli anni, ho scritto diversi articoli su esempi che ho amato di rappresentazione dei personaggi femminili, e anche se mi rendo conto con uno sguardo più maturo che molti di questi rischiano di appiattirsi sullo stereotipo altrettanto limitante della strong female character, nondimeno queste eroine guerriere sono quelle che ho incontrato sul mio cammino mentre stavo crescendo, e sono grata di essere cresciuta in un momento storico in cui non mancano i modelli di donne forti e fiere. La ricognizione storica svolta per la tesi mi ha aiutata a capire quanto sia una cosa che non può essere data per scontata, mi ha aiutato a vedere il cammino percorso in termini di storie e spazio dei personaggi femminili, e quanto queste trasformazioni siano recenti, incompiute e contrastate. 

Per questo, voglio raccogliere in un post le recensioni di alcuni volumi dedicati a Vedova Nera che ho avuto la possibilità di leggere tramite Kindle Unlimited, quelli che ho apprezzato e quelli che sconsiglio. Il vantaggio di leggere i fumetti a distanza di anni dalla loro uscita, in volumi piuttosto che in numeri singoli, è quello di potersi fare un’idea lontano dall’hype e dalle polemiche, vedendo lo sviluppo della storia nel suo insieme piuttosto che a frammenti, mese dopo mese. Nel complesso, non tutte le storie con protagoniste femminili si collocano su livelli alti di qualità, considerando nel loro insieme sia lo storytelling che le illustrazioni, come del resto non avviene per le storie con protagonisti maschili. È importante porsi la questione della qualità delle storie, piuttosto che celebrare acriticamente la quantità, quando si tratta di diversità. 

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  • Black Widow and the Marvel Girls (Black Widow and the Marvel Girls (2009-2010)), scritto da Paul Tobin e illustrato da Salva Espin, Jacopo Camagni e Clayton Henry 
    Ho letto questo volume in quanto incluso in Prime Reading, e sono felice di non averlo dovuto acquistare. Si tratta di una raccolta di quattro storie più una bonus, una storia di Spider-Man degli anni ’70 in cui appare per la prima volta l’iconico costume aderente nero di Vedova Nera. Non tutte le storie raccolte nel volume hanno lo stesso livello di qualità: la prima, in cui in un flashback è raccontato l’addestramento di Natasha come spia russa e l’aiuto che riceve da Amora, l’Incantatrice, che per puro divertimento le offre la possibilità di salvarsi dal suo destino, mi è piaciuta anche se a mio parere i disegni non rendono la tensione e la durezza degli eventi raccontati; la seconda, in cui Natasha è in missione in Latveria con Wasp e gli Avengers, è secondo me la peggiore dal punto di vista dei disegni e sul piano narrativo, a pari merito con la terza, in cui Natasha si trova a lavorare con Ms. Marvel nel corso di una missione in Israele. La quarta storia vede Natasha collaborare con Mole Man e Storm per fermare una guerra fra gang che ha coinvolto gli abitanti del sottosuolo, ma né Natasha né Ororo spiccano nella narrazione, oscurate dal carisma di Mole Man, arguto, enigmatico e vero protagonista e vincitore della vicenda.
    Nel complesso, nessuna di queste storie ci mostra Vedova Nera interagire in modi significativi con la coprotagonista di turno: nessuna di loro ha – in queste storie – abbastanza caratterizzazione da creare dinamiche interessanti e uniche con Vedova Nera, anche per via della brevità delle storie. Il carattere antologico della raccolta si sente nella mancanza di sviluppo di tutti i personaggi coinvolti, inclusa la stessa Natasha, su cui non scopriamo niente di più della caratterizzazione ‘standard’ del suo personaggio.
    Le storie in sé sono dimenticabili e il framing del volume come storie di personaggi femminili è reso più deludente proprio dal fatto che i personaggi con cui Vedova Nera interagisce non hanno spessore e le avventure non hanno un ritmo nell’azione tale da sopperire a questa carenza.

  • Black Widow: Deadly Origin (Black Widow: Deadly Origin (2009-2010)), scritto da Paul Cornell e illustrato da Tom Raney, John Paul Leon e Adi Granov. 
    I fumetti Marvel sono un ottimo modo di approfittare dell’iscrizione a Prime, vista la vastità del catalogo. Questo volume, come suggerisce il titolo, ci porta alle origini della carriera di Vedova Nera come spia nella Russia sovietica, seguendo il filo del legame fra Natalia/Natasha e il suo mentore Ivan, attraverso una serie di flashback che ci permettono di scoprire quanto sia stata lunga e travagliata la vita di Natalia, pedina di un gioco molto più grande di lei che si è giocato sulla sua pelle per decenni e che ora le presenta la resa dei conti finale.
    Ho apprezzato la scelta stilistica di alternare due disegnatori per le parti della storia che si svolgono nel presente e quelle nei flashback, ma non sono una fan del lavoro di Tom Raney in questo albo: trovo che le sue espressioni facciali non si addicano al personaggio di Vedova Nera e in molte tavole appaiano distorte, uncanny perfino. Non ho apprezzato nemmeno le copertine di Adi Granov, che nel tentativo di creare uno stile pin-up ha secondo me ottenuto un effetto di plastica, artificiale e statico. A volte le tavole distolgono dal flusso della storia, che credo avrebbe avuto un altro impatto in termini di pura bellezza nelle mani di un disegnatore più attento a riflettere la psicologia dei personaggi con realismo sui loro volti. Ne avrebbe fatto un volume da acquistare e conservare, piuttosto che da leggere e restituire.
    Nonostante questo, la storia è intrigante e ha un buon ritmo, l’ho divorata durante un viaggio in treno. Restituisce spessore a Vedova Nera, mostrando il suo percorso, le sue vulnerabilità e la sua determinazione nel restare sempre a galla, portandosi addosso il peso dell’amarezza per ciò che si è dovuta lasciare alle spalle per riuscirci. Vorrei dare cinque stelle alla storia, e due ai disegni. Non potendo, mi limiterò a una media generosa.

  • Black Widow: The Name of the Rose (Black Widow (2010)), scritto da Marjorie Liu e illustrato da Daniel Acuna
    Marjorie Liu ha colto pienamente l’essenza del personaggio di Vedova Nera e ha scritto una storia perfetta per esprimerla: piena di tensione, non prevedibile, rivolta a mostrare i lati oscuri del passato di Natasha e come hanno plasmato la persona che è dovuta diventare, ma anche la persona che ha voluto diventare. In questa vicenda, Natasha è la voce narrante che emerge dalle didascalie, una voce malinconica ma dolce, e al contempo determinata e gelida, quella di una persona stanca che vorrebbe fermarsi a contemplare i piccoli attimi di gioia ma sa di non poterlo fare: deve restare vigile e continuare a lottare, per proteggere una felicità a cui non avrà mai diritto. In questa tensione si esprime un lato dell’essere eroi che non viene raccontato spesso, ma quando accade ai personaggi ritorna quella profondità che li fa sentire più umani e al contempo più fonti d’ispirazione.
    Qui Vedova Nera è spinta ai limiti delle sue forze, quando qualcuno rivela un suo segreto e le mette contro gli Avengers, lasciandola ferita e isolata, senza altre possibilità se non quella di andare alla radice del problema e combattere per salvarsi. La storia ha tensione, ritmo, ed è illustrata splendidamente da Daniel Acuna, i cui disegni sorreggono in modo splendido la narrazione: un vero gioiellino che consiglio a tutti i fan del fumetto come forma narrativa e di Vedova Nera come personaggio.

  • Black Widow: Kiss Or Kill (Black Widow (2010)), scritto da Duane Swierczynski e illustrato da Manuel Garcia e Travel Foreman
    Questo volume raccoglie la storia in tre puntate da cui il titolo, più due brevi storie bonus: “Iron Widow” e “Glitch”. La storia principale è magistrale: la tensione, i dialoghi, l’uso delle didascalie e i combattimenti rendono veramente intensa la narrazione ed esaltano il carattere di Vedova Nera, anche grazie al contrasto con il giovane giornalista Nick Crane e con la mercenaria Fatale, gli altri due protagonisti.
    Le storie bonus sono carine, ma nella prima mancano alcune pagine che mi risultano inspiegabilmente nere, e quindi non sono riuscita a capire del tutto la storia. La seconda invece è una breve storia ben costruita dove le personalità di Wolverine e Iron Man sprizzano scintille insieme. La giovane hacker Glitch è frizzante, e Sebastian Shaw viene caratterizzato benissimo come antagonista, mellifluo e minaccioso come si deve, eleganza e ferocia che attende solo una scusa. Essendo brevi storie autoconclusive, sono le dinamiche fra i personaggi più che la trama a renderle interessanti.
    Assegno quattro stelle perché l’ebook ha questo piccolo problema delle pagine mancanti.

  • Black Widow: Homecoming (Black Widow (2004-2005)), scritto da Richard K. Morgan e illustrato da Bill Sienkiewicz, Greg Land e Goran Parlov
    Questo volume, Black Widow: Homecoming, rappresenta la prima metà di una storia che si conclude nel volume Black Widow: The Things They Say About Her. Entrambe le storie sono scritte da Richard K. Morgan, scrittore famoso per Altered Carbon, ma concordo con i recensori in lingua inglese sul fatto che questo volume sia nettamente superiore rispetto alla conclusione della vicenda.
    La storia si apre quando qualcuno cerca di uccidere Vedova Nera, convinta di essersi lasciata alle spalle la vita da spia e assassina, e anche altre donne vengono uccise in giro per il mondo. Natasha, con l’aiuto di un ex agente dello SHIELD, Phil Dexter, inizia a indagare e trova un indizio in un farmaco misterioso, il Medusagen. Da qui ha inizio una vicenda piena di tensione e magistralmente costruita che porterà Natasha a confrontarsi con il suo passato e con il grande gioco di cui è stata una pedina, nonché a dover sfuggire a chi sta cercando di impedirle di arrivare alla verità. Morgan delinea un mondo cupo e crudo in cui essere una donna significa essere schiacciata dalle ambizioni di uomini potenti e senza scrupoli per cui esistono solo tre tipi di donne: quelle che possono essere rispettate come colleghe perché dimostrano di essere altrettanto dure, quelle che esistono come oggetti sessuali, e le vittime. La Natasha stanca, ferita e piena di rabbia è un’incarnazione di cosa significa resistere a tutto questo e costruirsi una corazza difensiva, ma proprio per questo vediamo una vulnerabilità che restituisce spessore al personaggio al di là degli stereotipi di strong female character e di femme fatale.
    Grande lavoro anche sul personaggio di Phil, perfetto comprimario per questa storia.
    Mi dispiace solo che il seguito non sia proprio all’altezza di questo primo volume, ma era difficile chiudere la storia restando sulle stesse altezze. Entrambi i volumi sono disponibili in Kindle Unlimited quindi, finché lo saranno, vale la pena recuperarli.

  • Black Widow: The Things They Say About Her (Black Widow: The Things They Say About Her (2005-2006)), scritto da Richard K. Morgan e illustrato da Sean Phillips e Bill Sienkiewicz 
    Premetto di aver appreso solo dopo aver finito il volume (non ho letto le recensioni per evitare spoiler) che si tratta del seguito di un’altra serie, Black Widow: Homecoming, scritta dallo stesso sceneggiatore, Richard K. Morgan, autore famoso per Altered Carbon a cui però io mi accosto per la prima volta con questo Black Widow: The thing they say about her. La storia ha toni cupi e decisamente violenti ed è intrisa di uno sguardo cinico e amaro sulla politica.
    I disegni hanno uno stile che li fa sembrare bozzetti, e per quanto siano adatti al tono della storia, non li ho apprezzati particolarmente, perché i volti dei personaggi risultano poco espressivi e le scene d’azione statiche. La magia del fumetto è anche creare dinamismo attraverso il disegno, qui invece mi sembra che la rarefazione da graphic novel abbia finito per creare un risultato piatto.
    La storia, ambientata tra gli Stati Uniti e Cuba, vede una Vedova Nera stanca, sola e piena di rabbia e amarezza scontrarsi con una fitta rete di nemici che vanno dal crimine organizzato latino ai piani più alti del governo. La tensione c’è, anche se non sempre lo stile di disegno rende immediato capire cosa sta succedendo se si legge la storia in versione digitale, sullo schermo di un telefono. Eppure, chiuso il volume mi è rimasto un senso di insoddisfazione per questa Vedova Nera vigilante e per il mondo crudo e opprimente delineato da Morgan, dove l’unica ironia rimasta a Natasha è quella di sapere che il mondo fa schifo e c’è più ingiustizia e orrore di quanto se ne possa combattere. Un tono quindi molto diverso anche da altre serie di Black Widow, in cui l’amarezza della protagonista era più sfumata. Concordo con altri recensori sull’eco di Frank Miller.

#mediawelike: personaggi femminili da ricordare

Il mondo dei blog femministi (soprattutto quelli anglosassoni)dedica spesso la sua attenzione all’analisi dei personaggi femminili nella letteratura, nel cinema, nei videogiochi, nelle serie televisive, nella consapevolezza che “representation matters“, la rappresentazione conta, perché influenza il nostro immaginario e crea dei modelli, a volte esempi positivi a cui ispirarsi, altre volte stereotipi dannosi da cui rifuggire. L’hashtag del titolo si riferisce alla campagna omonima lanciata su Pinterest dal progetto “Miss Representation“.

Io stessa, sin da piccola, mi sono identificata nei personaggi femminili forti che ho avuto modo di conoscere, e questa ammirazione non mi è ancora passata, per cui ho raccolto volentieri l’ispirazione fornita da Emily Temple nel suo articolo Feminist Avenging Angels: 10 of the Most Powerful Female Book Characters, e ho apprezzato molto la sua lista. Personalmente, penso che Katniss Everdeen meriti più considerazione, e non lo dico perché sono innamorata della saga di Hunger Games (nella versione dei libri: gli adattamenti cinematografici, fermo restando che Jennifer Lawrence è bravissima, non dicono molto), ma perché Katniss, oltre ad essere una ragazza dallo spirito libero e indipendente per natura, ha uno spiccato senso di giustizia, ha sorretto la sua famiglia da sola dopo la morte del padre a soli 11 anni, con grande spirito di sacrificio, risolutezza e pragmatismo, ha una profonda sensibilità (pensate a come ha voluto circondare il corpo di Rue di fiori dopo la sua ingiusta morte nell’arena) e non è un personaggio romantico. Nel caratterizzarla, l’autrice ha creato un personaggio che possiede il giusto equilibrio fra emotività, istinto e razionalità, forte ma non insensibile, combattente per necessità e per i suoi ideali, ma non spietata.

La lista di Emily Temple è stata ripresa dalla 27esima Ora in Protagoniste del cambiamento(nei romanzi): ecco le nostre eroine di Serena Danna. Anche qui gli spunti sono interessanti, sebbene meno attinenti all’argomento di questo post.

Quindi mi accingo a compilare la mia personalissima lista. Ho scelto i personaggi in base alla complessità della loro caratterizzazione psicologica (un personaggio monodimensionale, che può essere descritto con uno o due aggettivi, non è mai un personaggio interessante, né può essere un modello in cui identificarsi, qualcuno che si sogna di essere). Fondamentalmente, un personaggio femminile “femminista” è semplicemente un personaggio femminile ben costruito, che non cada nella piattezza di uno stereotipo. Per esempio, in questo articolo intitolato We’re losing all our Strong Female Characters to Trinity Sif Syndrome Tasha Robinson sottolinea come molti personaggi femminili in ruoli di supporto siano confinati in un nuovo cliché: l’eroina determinata, forte e potente…che tuttavia è un passo indietro all’eroe protagonista, e quando il gioco si fa duro ha comunque bisogno di essere salvata. Una damigella in pericolo 2.0: autonoma, fiera, forte, ma comunque incapace di collaborare con il protagonista su un piano di parità. La definizione secondo me non si applica a Trinity di Matrix, uno dei migliori personaggi femminili di sempre, ma rende l’idea se consideriamo come esempio paradigmatico Sif di Thor Thor: the Dark World, che nonostante venga presentata come una guerriera fiera e temeraria ha un ruolo fin troppo marginale nei film e pochissima caratterizzazione psicologica.

Non che io condivida pienamente l’articolo della Robinson – stralcerei subito Tauriel dalla lista (aggiungendo un grazie a Peter Jackson per aver inserito un personaggio femminile come lei ne Lo Hobbit nonostante il romanzo originale non lo preveda), ma la sua lista conclusiva esprime perfettamente quello che intendo dire: se un personaggio femminile viene presentato come “forte”, ma poi in concreto non fa nulla di rilevante all’interno del film/libro/videogame di cui fa parte, allora non è un personaggio ben fatto. Nota: l’articolo della Robinson parla di support characters, non di protagoniste, perciò considerare personaggi femminili che siano le protagoniste delle loro storie come controesempi non ha molto senso.

Comunque sia, la lista. Ovviamente non ha nessuna pretesa di essere esaustiva, so che si potrebbero citare decine di buoni personaggi femminili (cosa di cui sono molto felice, ovviamente! Sia come femminista sia come ragazza a cui piacciono le storie ben scritte e i personaggi sviluppati in maniera interessante). Questa lista è solo una mia personale “hall of fame” di personaggi che amo.

Maka Albarn dell’anime Soul Eater. Maka è una maestra d’armi che combatte in squadra con Soul Eater Evans, un ragazzo che ha il potere di trasformarsi in una falce, figlia della Falce della Morte. Nel corso della serie rivela una personalità molto complessa, a volte insicura, molto sensibile e protettiva nei confronti dei suoi amici, coraggiosa e generosa. In particolare mi ha molto colpita la profonda empatia che Maka sa dimostrare, e l’umanità con cui è tratteggiata una ragazza alla ricerca di sé stessa. 

 

Maka Albarn, dalla serie anime Soul Eater

Ellen Ripley della saga cinematografica di Alien. Ripley (interpretata da Sigourney Weaver), la coraggiosa, libera, indipendente, intelligente, materna, protettiva Ellen Ripley è una delle icone femministe nel cinema per eccellenza, la capostipite di tutte le eroine. Lascio il compito di renderle omaggio a questi due link: The Rise of Ripley: Gender and ‘Alien,’ Part 1 e Dalla Nostromo alla spada – Lipperatura di Loredana Lipperini.

Ellen Ripley come appare nel primo film, Alien.
Ellen Ripley come appare nel primo film, Alien.

Alice della saga cinematografica di Resident Evil. Alice (interpretata da Milla Jovovich) non è solo una guerriera dalla spiccata intelligenza strategica, ma è una vendicatrice mossa da un forte spirito di giustizia, che ha superato numerosi traumi, come lo scoprire di essere stata una pedina nelle mani dell’Umbrella Corporation e indirettamente responsabile dell’epidemia di T-virus che ha trasformato quasi tutta la popolazione mondiale in non-morti. Per questo si sente in dovere di proteggere con tutte le sue forze ciò che rimane dell’umanità e distruggere l’Umbrella. Nel corso della serie di film Alice si innamora e vede il suo innamorato, Carlos Oliveira, sacrificarsi per la salvezza del gruppo, stringe amicizia con le poche persone che conquistano il suo rispetto e superano la sua coltre di freddezza, come Claire e Chris Redfield, Luther West e Jill Valentine, e vede quest’ultima diventare un burattino nelle mani del suo nemico. Nell’ultimo film rischia la vita per salvare una bambina, figlia di un suo clone. Le esperienze da cui è passata l’hanno resa fredda e implacabile, dedita solo al suo obiettivo, ma con le persone di cui ha imparato a fidarsi dimostra una grande lealtà, generosità e spirito di sacrificio.

Alice nel terzo film della saga, Extinction
Alice nel terzo film della saga, Extinction

Natasha Romanoff, meglio nota come Vedova Nera (interpretata da Scarlett Johansson), in The Avengers e in Captain America: the Winter Soldier. Agente d’élite dello S.H.I.E.L.D., verso il quale nutre una profonda lealtà a causa del fatto che il collega Clint Barton (Occhio di Falco) ha scelto di risparmiarle la vita e offrirle una seconda occasione quando era una criminale, Vedova Nera ha un’intelligenza brillante, una grande capacità di reazione agli imprevisti e di elaborazione rapida di strategie, elevate conoscenze informatiche, un addestramento impeccabile nelle arti marziali. Il tratto più spiccato della sua personalità è la lealtà nei confronti delle persone che sente il bisogno di proteggere e la dedizione al lavoro, che nasce dal senso del dovere. Appare fredda e controllata, ma solo perché fa parte del suo lavoro il dissimulare le emozioni: in realtà i legami con le persone a cui tiene sono profondi in lei e darebbe ogni cosa per loro.

 

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La diversità è spesso una ricchezza, e ancora di più se si parla di personaggi e storie. Ci sono molti modi di essere “donne forti”, esattamente come nella vita reale (lo esemplifica benissimo questa lista redatta dal blog The Mary Sue, che focalizza l’attenzione su personaggi femminili privi di poteri e/o costumi da supereroe, diversi fra loro quanto possono esserlo Mulan e Lois Lane). Non è importante vedere fotocopie di questi personaggi ovunque, è importante che gli autori, scrittori o sceneggiatori, quando scrivono un personaggio femminile ci mettano la stessa cura e la stessa complessità che adottano per i personaggi maschili. “Donna” NON è una caratteristica a sé stante, sufficiente a caratterizzare un personaggio, perché ci sono infiniti modi di essere donna.